La terza neve

Guardavamo dalle finestre, là dove i tigli si stagliavano neri nella profondità del cortile.
Sospirammo ancora, la neve non veniva,
ed era tempo, ormai, era tempo…
E la neve venne, venne verso sera,
essa giù dall’alto dei cieli
volava a seconda del vento;
e nel volo oscillava.
A falde sottili come lamine, fragili,
era confusa di se stessa.
La prendevamo nelle mani, e stupivamo:
dunque, era quella la neve?

 

… Dopo sette giorni venne la neve nuova.
Non venne, precipitò.
Cadeva così fitta, da non potere tenere aperti gli occhi, a tutta forza vorticava in cerchio, mugliando.
… ma disperò di sé, non resistette e si diede per vinta.
E noi, ansiosi sempre più spesso scrutavamo l’orizzonte: quando quella vera verrà?
Perché era tempo, era tempo…
Ed un mattino era davvero tanta ed era davvero bella.
Cadeva e cadeva nel baccano dell’alba fra il rombo della macchine e lo sbuffare dei cavalli, e sotto i piedi non si scioglieva, anzi diventava più compatta.
Giaceva fresca e scintillante e ognuno ne restava abbagliato.
Ed era lei, la neve. La vera.
L’aspettavamo. Era venuta.

Evgenij Evtusenko

Piano e monte

Si vedono opache le vette,
è pace e silenzio tra i monti:
un breve squittir di civette,
un murmure lungo di fonti:

via via con fragore interrotto
si serra la casa tranquilla:
è chiusa: nel bianco salotto
la tacita lampada brilla.

G. Pascoli

Il paese sotto la neve